E’ stata danneggiata nella notte l’auto di uno degli avvocati della famiglia di Ciro Esposito, il giovane tifoso azzurro assassinato a Tor di Quinto da Daniele De Santis detto “Gastone”, condannato in primo grado. Scritte offensive nei confronti di Ciro Esposito e di sostegno per il suo assassino sono invece apparse sui muri dei Parioli.
Le immagini le riporta il sito www.identitainsorgenti.com, con la macchina di Damiano De Rosa, uno dei legali che hanno chiuso una settimana fa il processo di primo grado nell’aula bunker di Rebibbia, vandalizzata e a pochi metri da dove era stata parcheggiata, in via Timavo (Roma) spuntano alcune scritte con vernice rossa: “Ciro Boom”, “Daniele libero”, “Daje Daniele la Sud è con te”, “Napoletano spia”.
De Rosa intervistato da Lucilla Parlato parla senza mezzi termini di «criminalità organizzata», non di tifo. «Ci sono alcuni delinquenti, perché non possono essere definiti tifosi, che continuano a creare tensioni, offendendo la memoria di Ciro Esposito e provando a minacciare o a intimorire chi sta provando a ottenere giustizia per la sua morte» commenta poi il consigliere regionale verde Francesco Borrelli a La Radiazza. «I gravissimi episodi di oggi seguono il danneggiamento della lapide in memoria di Ciro in via di Tor di Quinto. La condanna in primo grado dell’assassino evidentemente ha riacceso gli animi di questi delinquenti che vanno identificati e puniti per evitare altre tragedie perché è chiaro che siamo di fronte a un tentativo di provocare le frange violente del tifo».
Daniele De Santis è stato appena condannato in primo grado a 26 anni di reclusione per l’omicidio di Esposito. Ma, hanno ricordato dopo il verdetto gli altri due legali della famiglia, Angelo e Sergio Pisani, restano da chiamare all’appello i «camerati» che accompagnarono De Santis nell’assalto ad un bus di pacifici tifosi azzurri, a Tor di Quinto, poco prima della reazione degli ultras partenopei e degli spari che uccisero Ciro e ferirono altri due ad un’ora dalla finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina. La posizione dei tre o quattro facenti parte di questo commando era stata stralciata e non ve n’è stata traccia nel processo di primo grado.
Fonte: Corriere del Mezzogiorno